22/09/14

BENJAMIN BOOKER

- Frequenze Reviews -



Chitarrista nero poco più che ventenne. Blues, impeto punk, etc etc.
Solita roba: quelle cose che mandano in fregola i vecchioni invasati e che i giovanissimi allontanano come la peste.

Ora, sinceramente: Benjamin Booker non cambierà la vita di nessuno. L'album è tosto, lui ha una voce graffiata e graffiante che del ventenne non ha nulla, di brani cazzuti ce ne sono e tutti speriamo che questo sia l'inizio di una folgorante carriera.

La realtà è che io sono uno dei vecchioni invasati che sta cercando di scrivere due righe disincantate su un disco che ha comprato ma non ce la fa perchè ha finito gli aggettivi e i comparativi.
Quindi se siete (o vi sentite) un vecchione o un invasato in cerca dello stesso tesoro da anni (un giorno troverò la differenza fra le due cose e me la spiegherò) uscite di casa e lasciate denaro al record seller oppure lasciate denaro al record seller senza uscire di casa (siamo nel 2014, si può fare).

Prima di mandarmi a quel paese guardate la copertina del disco.
Perchè in fondo è a questo che volevo arrivare: turba così tanto solo me?
Senza stare a farne compendi sul possibile reale significato.......quel bambino è drammaticamente impaurito e sofferente. Disperato.
Cazzo, non riesco a guardarlo. Forse perchè mi sento un pò quel bambino. Forse perchè sono anche il genitore alle sue spalle.

Benjamin Booker non sa cosa aspettarsi dal futuro. Come tutti noi.
L'urgenza del suo comunicare (chitarra, voce, immagini) è talmente diretta e asciutta che anche il termine "punk" gli sta stretto.

Grosso rispetto.


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