The Guardian 4/5
Uncut Magazine 8/10
Dj Mag 9/10
Future Music Magazine 9/10
Il recente vociare sull'uscita del primo album di Romare è diventata quasi una questione di cuore per me.
Dopo una serie di singoli ed EP (Meditation Of Afrocentrism e Love Songs Part.1) editi dalla Black Acre, finalmente la grande madre (così mi piace chiamare la Ninja Tune), licenzia l’opera “Projections”.
Facciamo un po’ di chiarezza storico-stilistica su questo musicista: Archie Fairhurst aka Romare prende il nome dall’artista Afro-Americano Romare Bearden: uno scrittore e pittore rivoluzionario che nel 1964, inaugurando una mostra proprio dal titolo “Projections”, diede vita ad un movimento artistico basato sul COLLAGE MURARIO.
Assemblò una crew di sconosciuti e tappezzò New York di opere raffiguranti le origini dell’uomo e la lotta per la difesa dei diritti civili.
In sostanza il Romare di oggi non fa altro che tradurre in musica l’opera che interruppe Bearden.
“Projections” è dunque un album di collage e poesie sonore, un intricato beat-making di campioni che attinge dalle radici dell’Africa all’America urbana.
Seppur complesse, le composizioni di Romare risultano morbide e accattivanti, il suo modo di campionare e manipolare suoni è diventato un marchio riconoscibile e personalissimo, ciò gli rende onore in questa era dove buona parte dei producers verte all’omogeneità stilistica.
Romare è anche un ladro di classe, un esperto di musica e di storia, i suoi samples saccheggiano antiche tribù e perle blues, jazz e funk.
Nella traccia d’apertura “Nina’s Charm” troviamo il primo tributo al passato con la voce gospel di una giovanissima Nina Simone che si insinua tra i rumori di una metropoli confusa e moderna, la stessa metropoli che si anima di jazz e swing in “Work song”.
Navigando un po’ nel dub-mood, approdiamo al dance-floor di “Roots” tra i samples offuscati di Malcom-X; ci reimpossessiamo del blues, fino alla sensualità di “Lover man” in cui riecheggia la voce di James Brown strappata all'originale “I got the Feeling”.
“Projections” prosegue dignitosamente di traccia in traccia e ci riporta sulle vie del Funk fino al Jazz-club del singolo “Prison blues”, un brano che ricorda tanto la classe di St. Germain di “Tourist” aggredito dalle voci di qualche fantasma imprecisato. L’opera giunge al termine, rallentando i ritmi, corteggiando il Blaxploitation-sound e abbandonandosi al jazz-love di “La Petite Mort”.
Tutto d’un fiato Romare come era prevedibile mi ha rapito nuovamente e credo che il suo suggestivo collage di suoni non passerà affatto inosservato.
Toffolomuzik
Toffolomuzik
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